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Orvinio: il fascino autentico di un borgo tra i Monti Lucretili

Autore: Redazione 02/08/2025 18:53

Nel cuore del Lazio, adagiato tra le cime tranquille dei Monti Lucretili, si trova Orvinio, uno dei borghi più affascinanti e meglio conservati della provincia di Rieti. Inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia, Orvinio è un piccolo scrigno di storia e tradizione.

Il nome di Orvinio ha una storia complessa e affascinante. Anticamente noto come Orvinium, il borgo potrebbe avere origini sabino-romane, come suggerito da autori latini come Varrone e Dionigi di Alicarnasso. Nel Medioevo, però, il villaggio fu conosciuto come Canemorto, un nome misterioso legato a tre leggende popolari: la morte di un capo saraceno chiamato Can, l’uccisione di un tiranno locale, oppure quella di un cane rabbioso che terrorizzava la popolazione. In un altro periodo, fu persino chiamato Malasorte.

Il nome Orvinio fu definitivamente adottato nel 1863, durante il Regno d’Italia, per valorizzare la presunta origine antica del luogo. Le prime tracce documentarie risalgono al 1075, quando si parla del “Castello di Canemorto”, fondato probabilmente nel XII secolo vicino all’Abbazia di Santa Maria del Piano. Passò di mano tra diverse famiglie nobili: prima i Signori di Canemorto, poi gli Orsini, gli Estouteville, i Muti e infine i Borghese, che ne ristrutturarono il castello.

Durante il dominio francese Orvinio fu incluso nel Dipartimento di Roma. Dopo la Restaurazione divenne sede di governatorato e, con l’Unità d’Italia, fu incluso prima nella provincia di Perugia, poi in quella di Roma, e infine nella provincia di Rieti nel 1927.

Cosa vedere a Orvinio

L’ingresso principale di Orvinio, un tempo protetto da mura e torri con un orologio ancora intatto, introduce il visitatore in un affascinante borgo medievale, caratterizzato da vicoli intrecciati, scalinate, piazze e suggestivi scorci panoramici. Poco prima, si trova la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, impreziosita da affreschi di Vincenzo Manenti e sede della Confraternita del Gonfalone. Proseguendo lungo via Manenti, si giunge alla chiesa di San Nicola di Bari, patrono del borgo, consacrata nel 1536 e restaurata nel 1842, con una nicchia esterna che ne mostra l’aspetto originario. All’esterno del borgo, la chiesa sconsacrata di San Giacomo (1612) conserva una statua lignea del santo e ulteriori affreschi dello stesso Manenti.

Nel cuore del borgo spicca la casa natale del pittore e, poco oltre, il Castello Malvezzi Campeggi, fondato nel X secolo, ristrutturato nel Novecento e decorato con affreschi di Ascanio Manenti. I belvedere su via Segni e accanto al castello regalano viste mozzafiato.

Nei dintorni si trovano i resti dell’Abbazia di Santa Maria del Piano e il Santuario di Vallebona, anch’essi affrescati da Manenti. Orvinio, stazione climatica nel Parco dei Monti Lucretili, offre paesaggi incontaminati, fioriture spontanee tra rovi, ginepri e orchidee selvatiche, e una ricca fauna selvatica, con avvistamenti possibili di lupi, usignoli, aquile e poiane. 

Eventi e cultura

Orvinio è un borgo che vive tutto l’anno grazie a un ricco calendario di eventi legati alla tradizione, alla gastronomia e alla cultura locale.

Durante l’inverno, il borgo si anima con sapori forti e antichi: a dicembre si celebra la gustosa Sagra del Pizzillu, mentre a gennaio il protagonista è il piatto tipico della Sagra del Polentone, un momento di condivisione e calore nel cuore della stagione fredda.

Con la primavera, arrivano la rinascita e i colori. Ad aprile, la tradizionale Pasquetta orviniese attira visitatori tra natura e convivialità, mentre a maggio il borgo si veste di fiori con l’evento Orvinio in fiore, che trasforma le vie in un giardino a cielo aperto.

L’estate è la stagione più ricca. A giugno si tengono la Sagra dei Cecamariti e la rassegna Orvinio in arte. A luglio, spazio alla Sagra della Patata accompagnata da una mostra fotografica. Ad agosto, il paese esplode di festa con la Sagra delle Fettuccine all’Aglione, la Sagra della Polenta, il Carnevale Estivo, la Fiera del Borgo e la Festa del Patrono.

foto di copertina credits Alessandro Blasi 

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