Autore: Redazione • 10/11/2025 14:54
Incastonato nel verde della Val Nervia, a pochi chilometri dal confine francese e dal mare di Ventimiglia, Dolceacqua è uno dei borghi più affascinanti della Liguria di Ponente. Il torrente Nervia lo attraversa e lo divide in due anime: la Téra, nucleo medievale di case in pietra che si arrampicano sui pendii del Monte Rebuffao, e il più recente Borgo, disteso sull’altra sponda. A collegarle, come in un abbraccio sospeso nel tempo, il celebre ponte romanico a schiena d’asino, immortalato dal pittore Claude Monet nel 1884, che lo definì “un gioiello di leggerezza”.
Le origini di Dolceacqua si perdono nella notte dei tempi. Reperti dell’età del Ferro testimoniano la presenza dei Liguri Intemeli già dal IV secolo a.C., mentre il nome attuale potrebbe derivare dal latino Dulcis aqua o, secondo alcuni, da un più antico toponimo celtico Dussaga. Fu nel XII secolo che i conti di Ventimiglia costruirono il primo nucleo del Castello di Dolceacqua, fortificazione destinata a dominare la valle e a proteggere il borgo sottostante.
Pochi decenni più tardi, la potente famiglia genovese dei Doria ne prese possesso, ampliando la rocca e dando vita a un periodo di stabilità e prosperità che segnò profondamente la storia locale. La fortezza, danneggiata durante la guerra di successione austriaca nel 1744 e poi dal terremoto del 1887, è oggi perfettamente restaurata e ospita mostre, concerti ed eventi culturali, diventando il simbolo stesso di Dolceacqua.
Passeggiare per le viuzze strette e ombrose della Téra significa entrare in un piccolo labirinto di pietra dove il tempo sembra essersi fermato. Tra i caruggi si incontrano botteghe artigiane, enoteche e antiche osterie. Dalla Piazzetta dell’Armatore, decorata con un mosaico che ricorda lo stemma dei Doria e dei Grimaldi, parte la via che conduce al castello, mentre sul lato opposto del torrente si apre il Borgo ottocentesco, con le sue botteghe e la Chiesa di San Sebastiano, raffinato esempio di barocco ligure.
L’arte qui è di casa. Oltre al ricordo di Monet, Dolceacqua vanta la Pinacoteca Giovanni Morscio, dedicata al pittore locale che donò alla città le sue opere e quelle di artisti coevi. Il Palazzo Doria Garoscio, elegante dimora seicentesca, ospita oggi la biblioteca comunale, l’archivio storico e il Piccolo Museo del Soldatino, un curioso percorso tra miniature e memoria storica.
Non mancano gli appuntamenti culturali: da oltre trent’anni, l’estate dolceacquina risuona con le note di “Musica nel Castello”, rassegna dedicata alla canzone d’autore e al ricordo del farmacista Bigi, figura storica del Club Tenco. Anche il cinema ha scelto questo borgo come set, tra cui il film Io sono l’amore di Luca Guadagnino e il fumetto Dampyr, che ne ha ambientato un intero episodio.
Se l’arte ha reso Dolceacqua celebre nel mondo, la terra ne custodisce l’anima. Qui nasce il Rossese di Dolceacqua DOC, un vino rosso rubino dal profumo intenso e dal sapore vellutato, apprezzato già da Napoleone Bonaparte. Le vigne che disegnano i pendii circostanti raccontano una storia di fatica e passione, così come gli uliveti da cui si ricava un eccellente olio extravergine d’oliva.
Tra le specialità del territorio spiccano le michette, soffici dolci legati a un’antica leggenda d’amore, e il fugasùn, una gustosa focaccia alle erbe o al pomodoro.
Dolceacqua non è solo storia e cultura: è anche natura viva. Gli amanti del trekking possono risalire i sentieri che portano al Monte Abellio o alla Cappella di San Bernardo, mentre i ciclisti percorrono la pista che collega il borgo al mare di Ventimiglia. Chi desidera fermarsi potrà scegliere tra accoglienti B&B nel cuore del centro storico, agriturismi immersi tra le vigne o dimore di charme ricavate nelle antiche case in pietra.
Premiato con la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Dolceacqua rappresenta oggi uno dei modelli migliori di turismo sostenibile in Liguria. La sua immagine — il ponte, il castello, le case che si riflettono sull’acqua — resta una delle più poetiche cartoline d’Italia.
E forse è vero ciò che scrisse Monet dopo averla dipinta:
“Il luogo è superbo, non vi è nulla di più armonioso nella bellezza, nella luce, nel silenzio.”
foto credits di viaggi.corriere.it
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