Autore: Redazione • 02/08/2025 14:08
Nel cuore di Trieste, un edificio un tempo adibito alla pilatura del riso si erge oggi come monito silente e potente delle atrocità della Seconda Guerra Mondiale. Il Civico Museo della Risiera di San Sabba è l'unico campo di sterminio nazista in Italia, un luogo dove la storia e la memoria si fondono in un'esperienza toccante e indimenticabile.
La storia di Un'ex Risiera trasformata in orrore
Costruita nel 1898 come stabilimento per la lavorazione del riso, la struttura della Risiera di San Sabba subì una trasformazione agghiacciante a partire dall'autunno del 1943. Con l'occupazione nazista e la creazione della Operationszone Adriatisches Küstenland (OZAK), la Venezia Giulia divenne parte di un territorio sotto diretto controllo del Reich. La Risiera venne convertita in un Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia), un centro di raccolta, smistamento e, tragicamente, sterminio.
Dal dicembre 1943, divenne un campo di concentramento e transito per prigionieri, e dall'inizio del 1944, si trasformò in un Vernichtungslager, un vero e proprio luogo di sterminio sistematico. Qui vennero detenuti ed eliminati sloveni, croati, partigiani, antifascisti, prigionieri politici ed ebrei. La Risiera non fu solo un luogo di morte diretta, con un forno crematorio messo in funzione dal 4 aprile 1944, ma anche, e forse soprattutto, un cruciale punto di smistamento per la deportazione. Si stima che tra i 3.000 e i 5.000 individui trovarono la morte qui, mentre ben 69 dei 123 convogli partiti dall'Italia verso i campi di sterminio nazisti (come Dachau, Auschwitz e Mauthausen) ebbero origine da Trieste. A questi si aggiunsero altri 30 convogli diretti ai campi di lavoro forzato. Le vittime venivano sottoposte a torture per estorcere informazioni sul movimento della Resistenza. Coloro che non erano utili venivano condannati a morte o caricati su treni diretti verso l'orrore dei lager tedeschi. Il campo era tristemente noto anche per la "Banda Collotti", un raggruppamento di polizia italiana che collaborava con i nazisti, fornendo un prezioso supporto nella cattura di antifascisti ed ebrei grazie alla loro conoscenza del territorio.
La Risiera di San Sabba rappresenta un vivido esempio della persecuzione nazifascista che non risparmiò categorie specifiche di persone, inclusi coloro che venivano perseguitati per la loro religione. In questo contesto, gli ebrei furono vittime di una persecuzione sistematica e brutale, basata su un'ideologia razziale e antisemita. Intere famiglie ebraiche, uomini, donne e bambini, venivano rastrellate e rinchiuse alla Risiera, per poi essere destinate all'eliminazione diretta o alla deportazione nei campi di sterminio.
La "cella della morte" e le 17 celle dove venivano ammassati i prigionieri, incluse le due celle adibite a tortura e raccolta di beni, testimoniano la disumanità del sistema. Nell'edificio a quattro piani, ampie camerate ospitavano gli ebrei e i civili destinati alla deportazione. La distruzione del forno crematorio e della documentazione da parte dei nazisti negli ultimi giorni della guerra rende impossibile stabilire un numero esatto di vittime, ma la gravità della persecuzione religiosa è innegabile e costituisce una parte fondamentale della memoria di questo luogo. Nel dopoguerra, la Risiera venne inizialmente usata come centro di accoglienza per i rifugiati italiani dell'esodo giuliano-dalmata. La sua importanza storica e il suo valore di testimonianza furono riconosciuti ufficialmente il 15 aprile 1965, quando il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat la dichiarò Monumento Nazionale.
Successivamente, nel 1975, la Risiera fu ristrutturata su progetto dell'architetto Romano Boico e aperta al pubblico come Civico Museo della Risiera di San Sabba. Oggi, è un luogo di profonda riflessione e apprendimento, visitato da oltre 130.000 persone all'anno, molti dei quali studenti. Il museo ospita all'interno dell'edificio centrale, accanto ai resti del forno crematorio, un allestimento che guida i visitatori attraverso le dolorose tappe della sua storia.
Dunque, la Risiera di San Sabba è un luogo essenziale per comprendere la barbarie del periodo nazista in Italia e per non dimenticare le migliaia di vite spezzate dall'odio e dalla violenza, inclusa la tragica persecuzione basata sulla fede religiosa. È un grido silenzioso ma potente che ci ricorda l'importanza di difendere la dignità umana e di vigilare contro ogni forma di discriminazione.
Indirizzo: Via Giovanni Palatucci, 5, 34148 Trieste TS.
Orari di apertura:
Prezzi:
gratuito
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Direttore: Lorenzo Crea
Editore: Visio Adv di Alessandro Scarfiglieri
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