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La Grotta del Re Tiberio: un viaggio di 6000 anni nel sottosuolo romagnolo

Autore: Redazione 21/09/2025 14:37

Scendere nella Grotta del Re Tiberio significa fare un salto indietro di seimila anni, quando i nostri antenati del Neolitico utilizzavano questa cavità naturale come rifugio e luogo di sepoltura. Nascosta nel Parco della Vena del Gesso, questa grotta è molto più di una semplice escursione sotterranea: è un museo naturale dove geologia e archeologia si mescolano in un'esperienza che fa venire i brividi.

Il nome inganna: nonostante si chiami del "Re Tiberio", con l'imperatore romano non c'entra nulla. Il riferimento è piuttosto a Tiberio Cesare, un proprietario terriero locale di epoca più recente. Ma il vero fascino della grotta sta proprio in quello che nasconde: stratificazioni di storia umana che vanno dal Neolitico fino al Medioevo, tutte conservate nel buio protettivo del sottosuolo.

L'ingresso è già spettacolare: una bocca naturale nel gesso che si apre come un portale verso il passato. La temperatura interna rimane costante sui 12 gradi, quindi anche in piena estate qui dentro fa freddo. Le guide esperte sono fondamentali perché sanno dove puntare la torcia per far emergere i dettagli che un occhio inesperto non noterebbe mai: impronte di mani lasciate sulla roccia, resti di focolari preistorici, segni di lavorazione della pietra.

Il gesso crea formazioni uniche. A differenza delle classiche grotte calcaree con stalattiti e stalagmiti, qui le pareti di cristallo brillano quando vengono illuminate, creando riflessi che sembrano ghiaccio. In alcuni punti il gesso è così trasparente che sembra vetro, in altri forma concrezioni alabastrine che gli antichi abitanti utilizzavano per creare utensili e ornamenti.

I reperti archeologici trovati qui raccontano storie incredibili. Sono stati scoperti scheletri del Neolitico, ceramiche dell'età del Bronzo, monete romane e persino graffiti medievali. La grotta è stata abitata praticamente senza interruzione per millenni, diventando un vero e proprio archivio sotterraneo della storia umana in Romagna.

Camminare sui pavimenti dove seimila anni fa camminavano i nostri antenati fa un effetto strano. Le guide spiegano come ogni strato di terreno corrisponda a un'epoca diversa, come le pagine di un libro scritto nel fango e nella polvere. Si vedono ancora i punti dove accendevano il fuoco, dove seppellivano i morti, dove lavoravano la pietra.

L'esperienza è immersiva ma anche claustrofobica per chi non è abituato agli spazi stretti. Si cammina chinati in alcuni punti, sempre con il casco e seguendo rigorosamente la guida. Il buio è totale quando si spengono le torce, e in quei momenti si capisce davvero cosa significava vivere qui dentro prima dell'elettricità.

La grotta si trova a San Lazzaro di Savena, facilmente raggiungibile da Ravenna in auto. Le visite sono solo su prenotazione e sempre con guide specializzate che sanno raccontare la storia di ogni angolo. Durano circa un'ora e mezza e richiedono abbigliamento caldo anche in estate. È un'esperienza che tocca nel profondo: uscire da questa grotta significa aver toccato con mano la continuità della presenza umana in questo territorio, un filo ininterrotto che collega il presente ai nostri antenati più lontani.

Photo credits:     ildirettore - licensed under the Creative Commons Attribution 3.0 Unported license.

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