Autore: Redazione • 25/09/2025 09:34
Storia e descrizione
Considerato tra i più antichi della Valle d’Aosta in quanto costruito probabilmente intorno al 1027, il Castello di Cly, la cui prima menzione venne fatta in merito alla cappella castrale da una bolla papale nel 1207, è caratterizzato da un impianto primitivo fornito, esternamente, di un donjon centrale massiccio, da una cinta muraria e da una torre centrale e, internamente, da una cappella romanica dedicata a San Maurizio e ricca di affreschi, da cucine, stalle e abitazione del castellano. Esso, appartenuto per moltissimi anni alla famiglia Challant, passò nelle mani dei Savoia, secoli di cui rimangono numerose informazioni come quelle sulle spese ordinarie ben conservate, e, dopo un periodo di abbandono, in cui questo divenne anche oggetto di recupero di materiali per la costruzione dell’abitazione dei Roncas, subì un periodo di degradazione e venne poi acquisito dal comune di Saint-Denis nei primi anni del Novecento.
Curiosità
Secondo le leggende, il castello sarebbe stata sede della prigionia di Johanneta Cauda che, accusata di stregoneria, passò lì circa una settantina di giorni prima di essere condannata a morte sul rogo. L’edificio, inoltre, è noto per essere allineato prospetticamente ai castelli di Montjovet e di Ussel, in quanto posto, insieme agli altri, nei tre punti più elevati della Valle d’Ayas.
Modalità d’accesso
Aperto solo su appuntamento nel periodo invernale e con due diversi turni nel periodo estivo, il sito è accessibile al prezzo di 2€ con ingressi gratuiti e riduzioni specifiche.
Come raggiungerlo
Situato nella frazione di Cly, da cui trae il suo nome, il castello è raggiungibile preferibilmente in auto, prendendo la statale 26 in direzione Aosta e successivamente Saint-Denis fino alle indicazioni per Cly, ma è possibile svolgere anche un itinerario pedonale, di circa un’ora, a partire dal cimitero di Chambave.
Testimonianza del potere di diverse famiglie, il Castello di Cly è una meta imperdibile per gli amanti della storia!
Photo credits: Maria grazia schiapparelli (Wikipedia) - Licensed by CC 4.0
Rivista online registrata al Tribunale di Napoli n. 43 del 23/03/2022
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