Autore: Redazione • 17/11/2025 16:38
In una Milano che corre veloce tra grattacieli e tram affollati, c’è un profumo che, ogni inverno, sembra rallentare il tempo: quello della cassoeula. Un piatto che divide, affascina, sorprende. Per alcuni è un ritorno all’infanzia, per altri una scoperta quasi primordiale. Ma per tutti, resta una delle ricette più identitarie della cucina lombarda.
Le radici della cassoeula affondano nella tradizione contadina e nella cultura del “non si butta via niente”. Secondo la versione più accreditata, il piatto nasce nel tardo Rinascimento e si diffonde grazie ai lavoratori delle campagne del Milanese che utilizzavano le parti meno nobili del maiale – cotenne, costine, piedini, verzini – unite alla verza.
Una leggenda, più romantica, racconta invece che la cassoeula sia stata introdotta da un soldato spagnolo innamorato di una giovane cuoca milanese: fu lui a suggerirle di stufare la verza con la carne di maiale, dando vita alla ricetta che conosciamo oggi. Quale che sia la verità, la cassoeula è riuscita a superare secoli e rivoluzioni gastronomiche rimanendo fedele a se stessa.
Un tempo piatto dei giorni di festa – spesso preparato dopo la macellazione del maiale, intorno a Sant’Antonio Abate – oggi la cassoeula è una presenza fissa in trattorie, osterie e ristoranti che vogliono raccontare la Milano più autentica.
Negli ultimi anni sono comparsi anche interpretazioni moderne: versioni alleggerite, riduzione del grasso, cotture separate delle parti del maiale, o l’introduzione di carni più magre. Ma il cuore del piatto rimane lo stesso: la lenta, quasi meditativa, cottura che trasforma ingredienti semplici in un abbraccio caldo.
La ricetta tradizionale prevede:
Il segreto? La verza deve essere appassita dal freddo: è quella la magia che le permette di sposarsi con il sapore intenso del maiale.
La cassoeula non è una ricetta frettolosa; è una piccola storia domestica fatta di tempi lunghi e padelle grandi.
Il risultato è un piatto corposo, avvolgente, in cui ogni ingrediente trova il proprio ruolo.
Tradizionalmente viene accompagnata da polenta fumante, ma molti la amano anche da sola, in tutta la sua ricchezza. È un piatto che si mangia in compagnia: nelle famiglie milanesi era spesso la ricetta delle domeniche fredde, quando in casa si riunivano tre generazioni.
Oggi la cassoeula è oggetto di festival, sagre e persino competizioni fra ristoratori, diventando un simbolo culturale oltre che gastronomico. È la prova di come un piatto povero possa trasformarsi in patrimonio collettivo.
Nell’epoca del cibo veloce e delle pietanze leggere, la cassoeula sopravvive perché rappresenta qualcosa che non passa di moda: il calore della memoria, la convivialità, il gusto autentico. È un piatto che non chiede compromessi, e forse proprio per questo continua a essere amato.
In un’Italia sempre più attenta alle radici, la cassoeula rimane un ponte tra passato e presente, tra campagna e città, tra il freddo dell’inverno e il calore di un pranzo condiviso.
Foto di copertina : Cassoeula milanese: ricetta originale e varianti - Fidelity Cucina
Rivista online registrata al Tribunale di Napoli n. 43 del 23/03/2022
Direttore: Lorenzo Crea
Editore: Visio Adv di Alessandro Scarfiglieri
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