Autore: Redazione • 30/09/2025 20:24
Esiste un luogo nel cuore selvaggio del Cilento dove la dea della bellezza ha lasciato cadere i suoi capelli. La Cascata dei Capelli di Venere porta questo nome poetico per una ragione che capisci appena arrivi: migliaia di fronde delicatissime di felce Capelvenere ricoprono ogni centimetro delle pareti rocciose umide, creando cortine vegetali tremolanti che sembrano davvero una chioma verde brillante scossa da una brezza invisibile.
La sorgente carsica sgorga fredda e purissima dalla montagna, precipitando lungo una parete di travertino color avorio in rivoli sottili che si intrecciano come fili di seta liquida. Non è una cascata impetuosa, violenta: è delicata, sussurrante, quasi timida nel modo in cui l'acqua scivola tra le felci formando un velo trasparente che cattura la luce e la trasforma in mille scintille dorate. Il suono è un bisbiglio continuo, un canto sommesso che riempie questo anfiteatro naturale di una melodia ipnotica.
Le Capelvenere sono protagoniste assolute: queste felci minute dalle foglioline tonde e lucide crescono rigogliose nutrite dall'umidità perpetua, formando cuscini morbidi color verde acido che brillano come smeraldi bagnati. I loro steli sottilissimi, neri e lucidi come capelli, ondeggiano al minimo movimento d'aria, creando onde verdi che scorrono lungo la parete come se la roccia stessa respirasse. Toccarle è un piacere tattile: sono fresche, setose, saturate d'acqua, e lasciano le dita profumate di terra umida e clorofilla.
Ai piedi della cascata si sono formate vasche naturali di travertino, piccole piscine circolari dall'acqua cristallina e gelida. Il fondo è latteo, depositato da secoli di acqua ricca di carbonati che ha creato sculture alabastrine levigate come porcellana. Immergere i piedi in quest'acqua è un shock tonificante: fredda come ghiaccio sciolto, pura al punto da sembrare irreale, così trasparente che ogni dito sotto la superficie appare ingrandito e nitidissimo. Alcune persone coraggiose si immergono completamente, emergendo con la pelle d'oca ma gli occhi brillanti di euforia.
L'aria qui è saturissima di umidità, quasi palpabile sulla pelle. Respiri e senti il profumo intenso di muschio, terra bagnata, linfa vegetale fresca. C'è un retrogusto minerale, quasi ferroso, portato dall'acqua che ha viaggiato nelle viscere calcaree. Questo microclima umido ha creato un giardino segreto: oltre alle Capelvenere crescono felci giganti, muschi vellutati verde bottiglia, piccole orchidee selvatiche che fioriscono nelle fessure più nascoste. Le pareti stillano continuamente, drappeggiate di alghe minute che brillano di un verde fluorescente quasi irreale.
La luce filtra dall'alto attraverso una volta vegetale fitta, creando un'atmosfera di penombra dorata. Quando un raggio di sole penetra diretto, trasforma la cascata in una colonna luminosa abbagliante, fa scintillare le gocce sospese nell'aria come diamanti liquidi, accende le felci di bagliori dorati. È uno spettacolo che toglie il respiro, un momento di pura magia che dura pochi istanti prima che le nuvole richiudano il sipario.
Il sentiero che conduce alla cascata è un percorso iniziatico: si scende tra pareti di roccia coperte di rampicanti, attraversando un canyon stretto dove la vegetazione si fa sempre più fitta e l'aria sempre più fresca. Senti la cascata prima di vederla: quel mormorio d'acqua che cresce, l'umidità crescente, il profumo verde che si intensifica. Poi sbuchi nell'anfiteatro naturale e ti fermi, semplicemente stupito di fronte a tanta bellezza racchiusa e segreta.
Come arrivare: Da Casaletto Spartano (Salerno) si seguono le indicazioni per la località Morigerati e quindi per l'Oasi WWF Grotte del Bussento. La Cascata dei Capelli di Venere si trova all'interno dell'oasi. Parcheggio presso il centro visite. Sentiero di circa 20 minuti, facile ma con gradini, tra vegetazione fitta. Biglietto d'ingresso all'oasi (contribuisce alla conservazione). Periodo ideale: primavera-estate per la vegetazione rigogliosa, evitare dopo piogge intense.
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Rivista online registrata al Tribunale di Napoli n. 43 del 23/03/2022
Direttore: Lorenzo Crea
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