Autore: Redazione • 26/09/2025 20:40
Nei pressi di San Pietro Avellana, dove l'Alto Molise mostra il suo volto più selvaggio e indomito, si estende un regno arboreo che per undici mesi all'anno vive nell'anonimato, ma quando arriva ottobre diventa uno degli spettacoli naturali più abbaglianti dell'Appennino centrale. Il Bosco degli Aceri e la Faggeta di Sant'Amico sono la tavolozza dove la natura sperimenta con rossi, aranci e gialli così intensi che sembrano dipinti da un artista in preda a estasi cromatica.
Attraversare questi ettari di foresta significa camminare dentro un caleidoscopio vivente dove ogni albero racconta secoli di crescita paziente. I faggi monumentali hanno tronchi così massicci che servono quattro persone per abbracciarli, mentre gli aceri creano volte naturali dove la luce filtra in mille sfumature diverse, trasformando ogni passo in una lezione di fotografia naturale.
Il silenzio qui ha consistenza fisica: è un manto ovattato che avvolge ogni rumore e lo ammorbidisce fino a renderlo parte dell'armonia boschiva. Solo il fruscio delle foglie secche sotto i piedi, il picchiettio intermittente di qualche ghianda che cade, il tamburellare lontano di un picchio che cerca larve nei tronchi cavirompono questa quiete ancestrale.
I tartufi crescono nascosti sotto questo tappeto di humus profumato, e non è raro incontrare cercatorilocali con i loro cani addestrati che annusano il terreno con concentrazione maniacale. Seguire discretamente i loro movimenti può rivelare angoli del bosco che altrimentirimarrebbero sconosciuti, sentieri invisibili che portano a radure dove crescono funghi dalle forme curiose.
Camminare qui in autunno è come assistere a uno spettacolo che cambia scena continuamente: una foglia rossa che si stacca e volteggia nell'aria ferma, un raggio di sole che attraversa il fitto delle chiome e accende incendi dorati sul sottobosco, l'improvviso brulicare di scoiattoli che raccolgono provviste per l'inverno imminente.
Nessuna folla disturba questa esperienza: il bosco rimane territorio di pochi appassionati che sanno apprezzare la bellezza senza bisogno di condividerla sui social. È natura pura e incontaminata che premia chi ha la pazienza di cercarla e il coraggio di perdersi tra sentieri che esistono solo grazie al passaggio di animali selvatici.
Da San Pietro Avellana si seguono strade secondarie verso la montagna. Non aspettatevi indicazioni turistiche: chiedete indicazioni ai locali che conoscono ogni albero personalmente. Portate macchina fotografica, scarpe da trekking e spirito contemplativo: qui l'autunno regala emozioni che restano impresse nella memoria come quadri indelebili.
Photo credits: Jessica Caselli -. licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.
Rivista online registrata al Tribunale di Napoli n. 43 del 23/03/2022
Direttore: Lorenzo Crea
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