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Grotta Gigante: la cattedrale sotterranea di Trieste

Autore: Redazione 30/09/2025 20:00

Scendere nella Grotta Gigante significa varcare la soglia di un altro pianeta. I primi gradini inghiottono la luce del giorno, l'aria cambia sapore - diventa umida, minerale, antica - e poi, all'improvviso, ti trovi di fronte all'impossibile: una sala così immensa che il cervello fatica a calcolarne le dimensioni. Novantotto metri d'altezza, uno spazio talmente vasto che potrebbe contenere la Basilica di San Pietro. Il Guinness dei Primati l'ha certificata come la cavità turistica più grande del mondo, ma nessun numero può prepararti all'emozione di trovarti nel ventre di pietra della terra.

Il silenzio qui ha peso. È denso, tangibile, interrotto solo dal plop ritmico delle gocce che cadono da altezze vertiginose, continuando il loro lavoro millenario di scultura. Ogni goccia trasporta con sé microscopici cristalli di calcite che, strato dopo strato, millennio dopo millennio, costruiscono architetture impossibili. Le stalattiti pendono dal soffitto come lampadari di una cattedrale gotica, alcune sottili come aghi, altre massicce come colonne di marmo. Alla base, le stalagmiti crescono con pazienza geologica, torri di pietra colata che sembrano crescere ancora, mentre tu le osservi.

La temperatura è costante: dodici gradi in ogni stagione, un freddo umido che penetra nella giacca e ti ricorda che sei sotto duecento metri di roccia carsica. L'umidità al 98% crea una patina brillante su ogni superficie, facendo luccicare le formazioni calcaree come se fossero bagnate di rugiada eterna. Quando le luci strategicamente posizionate illuminano le pareti, scoprono sfumature impensabili: ocra, ruggine, grigio perla, bianco candido, persino venature rossastre dove l'ossido di ferro ha dipinto la pietra.

La Grande Sala è un universo a sé. Cammini lungo le passerelle sospese e ti senti minuscolo, insignificante di fronte alla grandiosità di questo vuoto pieno di storia geologica. Lo sguardo corre verso l'alto, cercando di trovare il soffitto nella penombra, e quando finalmente lo individui - lassù, lontanissimo, dove le ombre si addensano - provi una vertigine rovesciata, come se fossi sul fondo di un abisso capovolto.

Particolare affascinante: al centro della sala pende un pendolo geodetico lungo 94 metri, installato per registrare i movimenti della crosta terrestre. Oscilla impercettibilmente, un metronomo silenzioso che misura il respiro del pianeta. Guardarlo ti fa sentire parte di qualcosa di immensamente più grande, testimone di forze titaniche che modellano il mondo sotto i nostri piedi distratti.

L'aria profuma di roccia bagnata e tempo, quell'odore particolare delle profondità terrestri che non assomiglia a niente che esista in superficie. È un profumo freddo, pulito, primordiale, come se respirassi l'essenza stessa della montagna. Ogni respiro riempie i polmoni di questa atmosfera unica, carica di ioni negativi che regalano una sensazione di benessere quasi ipnotica.

Le concrezioni assumono forme fantasiose: colonne che sembrano organi di chiese sotterranee, cascate di pietra solidificata, drappeggi calcitici che imitano tessuti impossibili. Alcune formazioni hanno nomi evocativi - la Palma di Stalagmite, alta oltre 12 metri, è tra le più imponenti d'Europa - e osservarle significa lasciarsi trasportare dalla fantasia, vedendo in ogni ombra figure mitologiche, animali pietrificati, giardini di cristallo.

Risalire verso la luce del giorno, dopo l'immersione nel buio geologico, è quasi uno shock. Gli occhi devono riadattarsi, la pelle accoglie con gratitudine il calore del sole, i polmoni respirano aria "normale" che improvvisamente sembra sottile, priva di sostanza. Ma dentro, nel petto, resta quella sensazione indescrivibile: hai toccato le viscere della terra, hai camminato in un luogo dove il tempo si misura in ere geologiche e non in minuti, hai visto cosa significa bellezza paziente, quella che non ha fretta perché ha davanti a sé l'eternità.

Come arrivare: Da Trieste centro si percorre la strada provinciale 1 in direzione Opicina, poi si seguono le indicazioni per Sgonico e Grotta Gigante (circa 15 km, 25 minuti d'auto). La grotta è visitabile solo con tour guidati della durata di circa un'ora. Temperatura interna costante di 12°C: indispensabile giacca anche d'estate. Il percorso prevede circa 500 gradini (discesa e risalita), sconsigliato a chi ha problemi cardiaci o respiratori. Aperta tutto l'anno. Biglietto acquistabile online o in loco.

Photo credits: Brane.Blokar at Slovenian Wikipedia - licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license.

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