Autore: Luigi Graziano Di Matteo • 12/12/2025 14:55
Considerato uno dei più grandi maestri contemporanei dell'arte presepiale, Marco Ferrigno porta avanti la storica bottega di famiglia in Via San Gregorio Armeno, raccogliendo il testimone dal padre Giuseppe e dai maestri che lo hanno preceduto. Nelle sue mani, la tradizione del Settecento napoletano non è solo memoria, ma materia viva: dalle teste in terracotta agli occhi di cristallo, fino alle pregiate sete di San Leucio, ogni sua creazione è un ponte tra il passato glorioso della scuola artigiana e l'innovazione del presente.
A lui va il merito di aver saputo proiettare il presepe napoletano nella cultura di massa internazionale, mantenendo intatta la magia e l'emozione che rendono queste opere uniche al mondo.
Oggi abbiamo l’onore di ospitare, quindi, un vero custode di un'arte secolare, erede di una dinastia che dal 1836 plasma la storia e la cultura di Napoli attraverso la terracotta.

Ciao Marco, benvenuto alla rivista online InItaly.it. Ti ringraziamo per aver accettato il nostro invito.
Oggi vogliamo raccontare in tua compagnia la magia dell’arte napoletana presepiale.
Cosa rappresenta per te il presepe?
Il presepe rappresenta un ideale di famiglia, di tradizione e di identità. È qualcosa che noi napoletani ci portiamo avanti da secoli, da generazioni, ed è giusto che questa tradizione venga tramandata in ogni famiglia, di padre in figlio, come è capitato a me.
È importante ricordarci chi siamo, da dove veniamo e soprattutto mantenere saldi degli ideali come il Natale e la famiglia, che sono sacri.
San Gregorio Armeno è una realtà conosciuta in tutto il mondo. Cosa si prova ad essere un alfiere di questa realtà?
San Gregorio Armeno è una strada unica nel suo genere. Dovrebbe essere resa patrimonio dell'umanità UNESCO, perché non c'è niente di simile nel mondo: una strada che pullula di botteghe dello stesso genere.
Essere un alfiere, un portavoce di questa strada è sicuramente un onore: mi consente, oltre ad arricchire Napoli come prestigio e come nomea, anche di arricchire un patrimonio dell'umanità e della cultura in generale.

Stiamo notando una particolare innovazione anche sui presepi. Quali sono le principali caratteristiche di questa nuova tendenza?
E soprattutto, chi sono i principali acquirenti esteri che ti commissionano lavori?
I nuovi acquirenti sono sicuramente gli spagnoli, che hanno una cultura molto radicata del presepe e che quindi sono clienti affezionati. Anche da Malta riscontriamo una forte affluenza.
Nell'ultimo periodo, con l'avvento dei social e del nostro e-commerce, notiamo che c'è un riscontro oltreoceano, anche in Sud America.
Per quanto riguarda l'innovazione, tradizione e innovazione è proprio il modus operandi di Ferrigno da generazioni. Noi cerchiamo di strizzare l'occhio a quelle che sono le tendenze, senza snaturare la tradizione del presepe.
Quindi oggi, chi viene a visitare noi, o comunque un po' tutte le botteghe di San Gregorio Armeno, troverà sicuramente il lato tradizionale delle natività, dei personaggi tipici, ma anche qualcosa che sia attuale, che possa avvicinare le nuove generazioni, per tramandare tutto questo.

Quali personaggi presenti sui tuoi presepi meritano un posto d’onore?
Il personaggio tradizionale che noi amiamo maggiormente è sicuramente Benino. Ha un significato intrinseco che molti non conoscono, ma che in realtà è di fondamentale importanza. Benino, il passatore dormiente, è il “regista del presepe”: a noi piace chiamarlo così, poiché tutto quello che viene raffigurato da noi artigiani non è altro che il sogno di Benino. Senza la magia del suo sogno non ci sarebbe nulla di tutto questo.
Per quanto riguarda l'attualità, a me piace pensare che quest'anno sia stato, e potrà essere anche nei prossimi mesi, l'anno di Ornella Vanoni, una figura molto importante secondo me, al di là della musica. È un esempio di vita anche per i giovani: ho visto tanto riscontro da parte delle nuove generazioni riguardo la sua scomparsa, perché è una donna che ha lasciato il segno. E noi abbiamo deciso di omaggiarla nel presepe con una statuetta.

Hai qualche progetto o sogno per il futuro dell’arte presepiale napoletana?
Sì. Il mio sogno è quello di lasciare, un giorno, una scuola che possa tramandare quest’arte, e che possa dare un'alternativa anche a ragazzi di quartieri un po' più “degradati”, e far capire a questi ragazzi che c'è altro.
L'arte può anche non essere solo un hobby, un diversivo: può essere una ragione di vita che li può sostenere.
Quindi, il mio sogno per il futuro è qualcosa che sposi il sociale: è lasciare un'eredità a nome della mia famiglia.

C’è un messaggio in particolare che vuoi far passare?
Un messaggio che vogliamo far passare è che il presepe non si tocca.
Abbiamo visto ultimamente a Bruxelles un esperimento, secondo noi mal riuscito, di una natività senza i volti, per un discorso di inclusività. A Genova addirittura hanno tolto dal Palazzo del Comune il presepe, sempre per il discorso dell'inclusività.
La parola “inclusività” andrebbe rivisitata, poiché oggigiorno è troppo strumentalizzata. Non ha senso abbattere i punti fermi come religione, famiglia, per cercare di essere inclusivi. Inclusività non significa questo: significa accogliere tutti e dare dei punti di riferimento in comune, non annullarli e ripartire da zero.
Grazie mille per essere stato con noi e per aver raccontato in prima persona la magia dei presepi napoletani.
Rivista online registrata al Tribunale di Napoli n. 43 del 23/03/2022
Direttore: Lorenzo Crea
Editore: Visio Adv di Alessandro Scarfiglieri
Insight italia srl (concessionario esclusivo)
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